
L’allarme lanciato dal Ministero della Salute nel corso del principale evento italiano sul doping, tenutosi a Roma lo scorso Maggio, presso l’Istituto Superiore di Sanità, ha preso di mira gli integratori “contaminati” da potenti principi attivi, prodotti in paesi con una legislazione in materia meno rigida di quella italiana e successivamente commercializzati anche da noi. L’accessibilità a questi prodotti è resa possibile dalla vendita on-line da parte di siti stranieri che, usando la nostra lingua, rifuggono alle restrizioni imposte dall’autorità locale. Eclatante è il caso di un integratore dietetico contenente lo stimolante metilexaneamina, conosciuta anche come DMAA e falsamente presentata in etichetta come “olio di geranio” o “estratto di radice di geranio”. In questo caso, come in molti altri, è lampante lo sforzo del produttore di potenziare le vendite rassicurando gli acquirenti sulla provenienza naturale del suo prodotto, facendo leva sulla credenza comune che tutte le sostanze di origine vegetale facciano bene alla salute. Sfortunatamente, questo tipo di intrugli contengono sostanze a forte attività biologica e sono quindi capaci di far insorgere effetti collaterali modesti o di elevata gravità. Solo negli USA, sono stati associati alla metilexaneamina ben 46 eventi avversi.
Ai suddetti effetti negativi sulla salute se ne affiancano altri di aspetto legale in quanto la lista di sostanze vietate dall’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA), in vigore dal 1° gennaio 2012, annovera la metilexaneamina tra gli stimolanti “specificati”. Ciò vuol dire che la sostanza incriminata è assolutamente vietata per gli atleti delle Federazioni Sportive Nazionali (FSN) che partecipano alle competizioni agonistiche. In questi casi, il consumo di determinati integratori dietetici porterebbe, inconsapevolmente, ad assumere sostanze vietate dal codice antidoping e ad incorrere nei provvedimenti sportivi previsti a livello internazionale.
Il secondo criterio di scelta è fondato sulle prove di efficacia e quindi sulla valutazione della validità scientifica delle affermazioni relative alle proprietà di uno specifico ingrediente di migliorare la prestazione sportiva o l’aspetto fisico in genere. Infatti, prima di mettere a rischio la propria salute ed evitare sprechi di denaro, bisognerebbe andare al di là delle semplici testimonianze e sponsorizzazioni fornite da tecnici, da sportivi, da società sportive e dalla televisione. Molto spesso, le pretese relative alle proprietà benefiche di un determinato composto si basano sulla presentazione di risultati scientifici, dove vengono mescolati, volontariamente, i dati ottenuti da sperimentazioni in vitro con quelli ottenuti su soggetti animali come topi, cavie o su un numero ristretto di persone. Bisogna dunque fare sempre attenzione all'interpretazione di questi risultati, perché il metro definitivo per determinarne la validità dovrebbe sempre essere il riscontro su un gran numero di soggetti umani.
Nessun commento:
Posta un commento