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domenica 10 febbraio 2013

Circa la crescita muscolare. Prima parte.


Figura 1
Il guadagno di massa muscolare durante un periodo di allenamento con i pesi è influenzato dall’andamento di due attività simultanee e antitetiche: la sintesi e la disgregazione delle proteine. In entrambi i casi sono gli aminoacidi ad essere gestiti, seppur con due destini metabolici differenti. Infatti, nel caso della sintesi gli aminoacidi vengono utilizzati per costruire il muscolo, al contrario, la disgregazione li rimuove e li rende disponibili per impieghi di altro genere. Il guadagno complessivo di massa muscolare o “ipertrofia” dipende proprio dall'entità della sintesi e della disgregazione proteica, e alla fine s’ottiene solo quando la prima  prevarica  sull’ultima (Figura 1). Tuttavia, temere la disgregazione delle proteine muscolari è come preoccuparsi che dopo l’autunno non ricresceranno più le foglie; praticamente bisognerebbe smettere di allenarsi.
La disgregazione muscolare è necessaria perché è con essa che il corpo si rinnova, disfacendo le proteine che sono state danneggiate durante l’allenamento. Quando le proteine vengono disgregate nei loro componenti costituenti, gli aminoacidi,  devono essere prontamente rimpiazzate attraverso la sintesi. Questo avvicendamento prende il nome di turnover proteico, un’attività vitale per la nostra salute e per la crescita muscolare.

Il turnover proteico
Le proteine sono note per essere i “mattoni” fondamentali del corpo e di tutte le cellule. Lo sono, formano la sostanza dei muscoli, dei tendini, delle ossa e di altri tessuti. Proteine sono anche gli enzimi e gli ormoni, allo stesso modo vitali nel compito di regolare e stimolare le reazioni chimiche e le funzioni organiche. Ogni proteina è composta da un numero variabile di aminoacidi, molecole peculiari per il contenuto di azoto (N).

Figura 2. Gran parte degli aminoacidi provenienti dalla disgregazione delle proteine corporee viene nuovamente impiegata per la sintesi di nuove proteine.  La biosintesi degli aminoacidi e l'assorbimento intestinale riforniscono il pool di aminoacidi liberi. Contrariamente, la degradazione irreversibile e la perdita di azoto con le urine, nonché la sintesi di importanti composti azotati con funzioni biologica (enzimi, ormoni, neurotrasmettitori e altri composti vitali) sottraggono aminoacidi al pool.


Le proteine corporee non sono mai definitive, bensì in continuo rinnovamento. Infatti, l’organismo demolisce le proteine vecchie e ne sintetizza delle nuove, ininterrottamente. Viene così a crearsi un equilibrio dinamico di ricambio continuo chiamato turnover, un’attività metabolica caratterizzata dai processi simultanei di disgregazione e sintesi delle proteine. Grazie al turnover proteico le cellule possono contare sempre su una certa disponibilità di aminoacidi che da esso s’ottiene, il così detto “pool di aminoacidi liberi”. Nonostante la quota di aminoacidi liberi sia estremamente ridotta rispetto a quella degli aminoacidi incorporati nelle proteine,  essa ne consente lo scambio tra i tessuti; di modo tale che gli aminoacidi possono essere captati secondo necessità, in qualsiasi istante e in ogni parte del corpo. Una combinazione di questi sarà quindi utilizzata per la fabbricazione dei tessuti, un’altra per adeguare la concentrazione di enzimi e ormoni al reale bisogno dell’organismo. Ogni cellula sa precisamente quali aminoacidi scegliere e lo fa con infallibile discernimento tra quelli disponibili.
Oltre a questa quota “riciclata” nella sintesi di nuovi tessuti o composti azotati, una piccola porzione di aminoacidi, derivanti dal pool di aminoacidi liberi, viene avviata ad un ulteriore passaggio catabolico e quindi persa irreversibilmente. È il caso dell’utilizzo degli aminoacidi per fini energetici o della loro trasformazione in glicidi, lipidi o corpi chetonici. Questi ultimi eventi metabolici, impongono però l’eliminazione del gruppo amminico, ovvero dell’azoto ivi contenuto che è inutilizzabile per produrre energia e sgradito all’organismo quando non incorporato negli aminoacidi; sono i reni a sbarazzarsene dopo che il fegato lo ha trasformato in urea. La perdita di azoto è inevitabile e obbligatoria, tuttavia variabile in relazione all’assetto ormonale e nutrizionale. A quest’ultimo spetta il compito di bilanciarne le perdite tramite l’apporto di fonti proteiche alimentari, la principale forma di azoto per l’uomo.

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