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domenica 22 settembre 2013

Rassodare i tricipiti (con scheda di allenamento)

pubblicato da Pasquale Di Gioia


Un problema comune a molte donne non più giovani, in particolare a quelle che amano indossare i tubini o qualsiasi altro abito privo di maniche, è l’odioso rilassamento dei tessuti della parte posteriore del braccio, quella zona penzolante appena sotto le ascelle che fa tanto “ciccetta flaccida".



Sullo sfondo
Il rilassamento della parte interna delle braccia è chiamato ptosi muscolo-cutanea e consiste in una antiestetica condizione caratterizzata dalla perdita di elasticità della pelle nella zona del muscolo tricipite, dalla ridotta consistenza di quest'ultimo, nonché dalla tendenza che ha il grasso di accumularsi proprio lì. È frequente tra le donne non più giovani e tra quelle che hanno sperimentato negli anni cicli di rapida perdita e guadagno di peso.

L’età
Contrastare il rilassamento nella zona delle ascelle è in realtà una sfida contro il tempo - chiedilo pure alle donne che navigano verso i quaranta o giù di lì. Con l'avanzare dell'età, infatti, si tende a perdere collagene ed elastina, due componenti del tessuto connettivo che assieme favoriscono il benessere della pelle, regalandole tono ed elasticità. Purtroppo, neanche il muscolo sfugge all'inclemenza dei giorni che passano, tant'è che attorno ai 45 anni, e con una pendenza via via sempre più alta, si rimpicciolisce, perdendo sia in forza che in capacità di consumare energia con lo stesso ritmo di prima: una condizione che favorisce l'accumulo di grasso corporeo proprio nelle adiacenze del muscolo.

Le diete
Ad aggravare il quadro, un'alternanza di ingrassamenti e dimagrimenti continui e l'impossibilità della cute di tenere il passo delle rapide variazioni di consistenza dei tessuti sottostanti (grasso e muscolo), che dapprima si gonfiano e stirano la pelle e poi si ritirano, lasciandola raggrinzita e cadente. Allo stesso modo, le drastiche riduzioni di peso impoveriscono il corpo di prezioso tessuto muscolare, una condizione che inceppa il metabolismo e contribuisce a fissare l'adipe nel sottocute. 

Allenamento: miti e leggende
A torto, orde di donne confidano ancora nell’aerobica per dimagrire, ma si tratta di una convinzione ormai ferma agli anni '80, periodo in cui esplose la febbre per le attività che lasciavano le praticanti in un bagno di sudore, attività perlopiù svolte in classi collettive di discipline come lo step, il corpo libero e tutte le altre che oggi si chiamano zumba. Attualmente sappiamo che non è così, perché questa forma di esercizio, da sola, non rappresenta il modo migliore per intaccare i depositi di grasso, né tanto meno per restituire vigore ai muscoli. Dall’altra parte il provincialismo che ancora domina l’argomento "allenamento con i pesi e  donne", con un atavico timore da parte di queste ultime di diventare "muscolosamente" informi. È chiaro che si tratta di un timore del tutto infondato dato che la costituzione ormonale femminile, per via dei bassi livelli di testosterone, non consente di incrementare a dismisura la massa muscolare, benché si adottino le stesse regole di allenamento degli uomini. Detto questo, la convinzione ancora regge e il lavoro in sala pesi viene relegato ai margini di quello aerobico o, tuttalpiù, assume la forma della tonificazione. Tecnicamente parlando, la tonificazione non ha proprio niente a che fare con l’allenamento con i pesi e, in realtà, la parola tono fa semplicemente riferimento allo stato di contrazione parziale in cui versano i muscoli durante il riposo, una condizione del tutto involontaria che non può essere assolutamente cambiata attraverso un’infinità di ripetizioni eseguite con un peso esiguo. 

Come comportarsi
Rivolgersi alla chirurgia estetica per risolvere il problema potrebbe essere di per sé una valida soluzione, rapida e risolutiva, sebbene costosa e con non pochi rischi associati all’intervento. L’alternativa più valida e meno cruenta è rappresentata dall’esercizio fisico, ma non quello di tipo “funzionale” new age che va tanto di moda adesso, bensì da intense sessioni di allenamento con i pesi specifiche per i muscoli delle braccia. Parlo di muscoli delle braccia nel loro insieme e non dei soli tricipiti, perché conosco bene gli scarsi risultati ottenuti da molte donne che, di risulta dalla quotidiana lezione di aerobica, si precipitano una tantum in sala pesi ad allenare solo quelli, utilizzando perlopiù anonimi esercizi di isolamento come le estensioni all’indietro con manubrio. Allenarsi a questa maniera, sollecitando i tricipiti con carichi irrisori e solo di tanto in tanto, non fornisce uno stimolo adeguato, in quanto sono gli esercizi composti, eseguiti con carichi pesanti e con regolarità, a forzare la riserva di crescita muscolare (sollecitazione delle fibre muscolari bianche). Inoltre, sebbene al tricipite spettano ben due terzi della circonferenza delle braccia, e del loro aspetto complessivo, non è da trascurare assolutamente l’allenamento dei bicipiti che, seppur situati sulla faccia anteriore, contribuiscono con il loro sviluppo a stendere la pelle e a bruciare più velocemente tutto il grasso delle braccia, e quindi a scolpirle.

Operazione restauro con le superserie
Per ridare turgore alle braccia l’espediente è quello di allenarle in superserie, ovvero con una combinazione di due esercizi da eseguire l’uno appresso all’altro senza pause di riposo nel mezzo e con un numero simile di ripetizioni per serie. Nel caso specifico, si tratta di impegnare in maniera alternata i bicipiti e i tricipiti, due gruppi muscolari che lavorano inequivocabilmente in opposizione tra loro (muscoli antagonisti). L’altro accorgimento consiste nell’aprire il workout per le braccia partendo sempre dagli esercizi composti eseguiti con carichi sufficientemente pesanti, per poi lasciare in coda la robetta più leggera, movimenti più specifici utili ad isolare i muscoli e a spremergli le ultime gocce di energia dopo che sono stati già affaticati con sforzi intensi.

L'efficacia di questo metodo
Abbinando un esercizio per i bicipiti ad uno per i tricipiti s'ottiene un effetto sinergico migliore di quanto sia la somma dell'effetto di ogni esercizio considerato a sé, si risparmia tempo e il workout procede più spedito. Difatti, basta saltare una pausa tra una serie e l'altra di due esercizi diversi e, oltre a ridurre la permanenza in palestra, si dà vita ad un'unica grande serie del tutto diversa da ciascuno degli esercizi che la compongono. Metà della superserie ha infatti la funzione di migliorare l'efficacia dell'altra metà, allungando un gruppo muscolare mentre ne contrae un altro e mantenendo l'irrorazione sanguigna sempre molto forte in entrambi i gruppi muscolari per tutta la durata dell'allenamento e oltre. Quest'ultimo aspetto permette al sangue che ha riempito i muscoli durante l'allenamento di ristagnare più a lungo, consentendo alle fibre lacerate dei tricipiti e dei bicipiti di approvvigionarsi immediatamente di nutrienti, enzimi e ormoni, ovvero di tutto ciò gli occorre per ripararsi e svilupparsi.

La scheda d'allenamento

Qui al lato, trovi un'intera sessione di superserie che abbinano tre esercizi per i bicipiti con tre movimenti per i tricipiti. È necessario eseguire la seconda metà di ogni superserie con un attrezzo situato nelle immediate vicinanze, in modo tale da poterlo raggiungere nel minor tempo possibile. Per esempio, sistema il cavalletto con il bilanciere per i curl nei pressi della carrucola per le spinte in basso prima di iniziare ad eseguire questi due esercizi. Ti consiglio, inoltre, di cominciare sempre con un paio di serie di riscaldamento, per un totale di 15-20 ripetizioni utilizzando un peso leggero, e di passare solo dopo alle tre serie effettive da 8-12 ripetizioni. Al termine di ogni serie sforzarti di aumentare il carico secondo quello che è il vecchio, quanto efficace, sistema piramidale. Per assicurarti un recupero adeguato ed essere in grado di utilizzare sempre il peso limite, concediti pure una pausa di 90 secondi tra una serie e l’altra e di 5 minuti tra due diverse coppie di esercizi. 

In sintesi
L’allenamento formulato in questa maniera è preso pari pari dalle tecniche che utilizzano i culturisti per sviluppare la massa e la definizione delle braccia, per cui rappresenta un chiaro invito ad utilizzare delle strategie ben consolidate e, quindi, efficaci anche per i muscoli più atrofizzati. Si tratta, infatti, di stimoli che costringono i muscoli ad accrescere la propria massa, un risultato desiderabile per tutti, visto che parliamo di un tessuto metabolicamente molto attivo, di per sé capace di ridurre i depositi di grasso, di migliorare l’aspetto e la funzionalità dell’organismo in genere. Nonostante ciò, le superserie sono valide finché non ti accorgi di essere finita con l'affanno respiratorio e il battito costantemente accelerato, due sintomi che ti dicono chiaramente che stai allenando il cuore e i polmoni anziché i muscoli, e il target dell'affaticamento deve restare categoricamente su quest'ultimi. 

L'ultimo consiglio
L'attività aerobica va bene, ma non farla diventare un appuntamento quotidiano a tutti i costi, perché alla lunga logora il tessuto muscolare divenendo, pertanto, una forma di esercizio con scarsa capacità di bruciare il grasso, inoltre, è in grado di interferire con gli effetti benefici dell'allenamento con i pesi, nonché di intensificare la produzione dei radicali liberi che danneggiano membrane e DNA delle cellule.

Leggi anche:
http://sportenutrizione.blogspot.it/2013/01/come-ottenere-il-meglio-dallallenamento.html

http://sportenutrizione.blogspot.it/2013/01/i-glutei-sono-tra-i-muscoli-piu-grandi.html

http://sportenutrizione.blogspot.it/2013/03/come-guadagnare-peso-e-muscoli.html

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http://sportenutrizione.blogspot.it/2013/02/dimagrire.html

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Le tecniche ed i consigli riportati in questo blog esprimono solo le esperienze dell’Autore e quelle di altri studi ed hanno perciò uno scopo puramente informativo. È sconsigliato l’utilizzo di una qualsiasi di queste metodiche senza aver prima consultato il parere del proprio medico.

Copyright © Pasquale Di Gioia. La riproduzione non autorizzata di questo articolo è espressamente vietata.

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domenica 15 settembre 2013

La Plicometria e la % di grasso

Per rabbonire uno specchio fin troppo sincero non è sufficiente eliminare a vanvera i chilogrammi di peso, ma bisogna sforzarsi di ridurre quelli giusti, quelli perlopiù rappresentati dalle adiposità localizzate che appesantiscono la silhouette. Con una corretta valutazione della quantità di massa grassa e massa magra sarai in grado di capire quanti chilogrammi di grasso in più hai effettivamente addosso e, di conseguenza, assicurarti che la perdita di peso proceda proprio a discapito di quest’ultimi.

La composizione corporea
La composizione corporea definisce quanto del peso è grasso e quanto non lo è, ovvero distingue la massa grassa da quella magra. La prima è rappresentata dall’adipe interposto tra la pelle e i muscoli (sottocutaneo) e da quello che avvolge gli organi all’interno della cavità addominale (periviscerale), mentre la seconda si compone dei muscoli, delle ossa, della pelle, degli organi e, in maggior misura, dell’acqua. Un modo semplice per discernere tra queste due componenti è quello di definire la quota percentuale di grasso corporeo e, per esclusione, tutto il resto.

Il plicometro
Seppur innovativo quanto lo è la moka per la preparazione del caffè, il plicometro resta lo strumento professionale più utilizzato per valutare localmente gli accumuli di grasso. Inoltre, consente di definire e di tenere traccia dei cambiamenti della composizione corporea con la plicometria, un test che chiarisce quanto grasso c’è nel corpo e la sua reale perdita durante un periodo di allenamento e di dieta.

Un po' di più di una semplice pinza
Il plicometro somiglia tanto ad una pinza e i suoi tratti distintivi sono la molla fissata ai bracci e la scala millimetrata di cui è dotato. La prima permette di esercitare sulla cute una pressione costante (10 g/mm2) mentre la seconda di leggere il valore (in mm) della plica.

Quel pizzico in più che...
Stringendo a pizzicotto tra due dita un punto qualsiasi del corpo, ottieni ciò che in nutrizione è chiamata plica cutanea, una sorta di "sandwich" a doppio strato di pelle con dentro la porzione di grasso sottostante, quello sottocutaneo (figura al lato). L’idea sfruttata dalla plicometria è che quest’ultimo rispecchi implicitamente tutto il grasso corporeo, o almeno un buon 50% di esso, che è pertanto possibile valutare stabilendo lo spessore delle pliche adiacenti a precisi punti di controllo, tra cui sono rilevanti quelli dell’addome, del torace e delle braccia. Lo spessore di ciascuna plica chiarisce inoltre quali sono le zone di maggiore accumulo e, pertanto, fornisce una mappa della distribuzione del grasso su tutto il corpo. 

Una tecnica da Dio

Ogni plica viene isolata con l'indice e il pollice della mano sinistra, facendo scorrere le due dita l'una verso l'altra con un movimento a raccolta che permette di scollare la pelle e il grasso dal muscolo sottostante. Subito dopo, mentre si continua a tenere con fermezza la plica, si applica il plicometro con la mano destra e si effettua la lettura dello spessore del grasso. 

E poi?
Il valore di questa valutazione sta nella possibilità di poterla rifare a distanza di un po’ di tempo, di solito dopo un periodo di allenamento e di dieta. In questo modo, lo spessore di ogni plica è utilizzato per verificare, in un confronto tra "prima" e "dopo", in quali zone si è realmente ridotto il grasso e in quali altre no. 


La percentuale di grasso corporeo s'ottiene, invece, individuandola all’interno di una tabella di riferimento (vedi sotto), in corrispondenza del valore che coincide con quello della somma delle pliche. 


Il livello di precisione di questo test dipende per lo più dall'esperienza di chi fa le misurazioni e dal tipo di plicometro utilizzato. Strumenti a buon mercato e la scarsa manualità dell'operatore producono risultati non attendibili. 
Molte persone hanno una costituzione cutanea e sottocutanea che mal si presta a isolare le pliche, come è anche da considerare l’impossibilità meccanica del plicometro di aprirsi per misurare accumuli di grasso eccessivamente grandi. 


Le tecniche ed i consigli riportati in questo blog esprimono solo le esperienze dell’Autore e quelle di altri studi ed hanno perciò uno scopo puramente informativo. È sconsigliato l’utilizzo di una qualsiasi di queste metodiche senza aver prima consultato il parere del proprio medico.

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domenica 8 settembre 2013

Perdita di peso vs perdita di grasso

C'è un sacco di gente là fuori che lavora davvero sodo per avere un corpo più sano e attraente, ma la maggior parte di loro si aggrappa alla falsa idea che per ottenerlo sia sufficiente perdere peso. Un numero più piccolo sulla bilancia non corrisponde necessariamente ad un corpo più asciutto, anzi, il più delle volte equivale a deludenti afflosciamenti e cadute di pelle, che sono perlopiù frutto della perdita di preziosa massa muscolare e acqua, anziché del grasso in eccesso. 

Se hai dato un’occhiata ai miei post precedenti e seguiti a leggere questo, ti verrà facile arrivare alla conclusione che sono uno fissato con le bilance. 
Ebbene sì, devo ammetterlo, la bilancia si presta bene per un sacco di esempi in ambito nutrizionale, però, ti prego, non usarla per misurare i tuoi progressi quando ti alleni e sei a dieta.
Probabilmente ti sarà successo di sentir parlare qualcuno di perdita di peso e perdita di grasso come se fossero la stessa cosa. Questo succede in quanto le persone usano l'etichetta di "sovrappeso" per dire in maniera meno rozza a qualcuno che è grasso. E c'è un fondo di verità in questo, perché il più delle volte guadagnando peso si guadagna anche il grasso.
Ma è vero anche il contrario? Perdere peso, significa davvero che stai perdendo il grasso?
La risposta è "no" - o, almeno, non necessariamente. 
Il numero che vedi dopo essere salito sulla bilancia t’informa su quanto pesi, un valore che non comprende solo il grasso corporeo, bensì anche l'acqua, i muscoli, le ossa, i tessuti molli e tutto ciò che ti è rimasto di quello che hai mangiato la sera prima. Tuttavia, a fronte di questa variegata composizione, solo i primi tre di quelli elencati influiscono sostanzialmente sulle oscillazioni del peso corporeo ed è per questo che sono gli unici che ho riportato nella figura qui sotto. 

Ora, se alleggerisci di 1 kg il lato sinistro della bilancia non vuol dire che hai per forza perso grasso. Forse hai perso l'acqua. Forse hai perso un po’ di muscolo. Ma ciò non esclude che potresti aver perso anche il grasso, e la faccenda è proprio questa: non lo puoi sapere. Perché? Perché la bilancia ha il grosso limite di poterti sì dire se il tuo peso è cambiato, ma non in quale maniera. Di conseguenza, potresti ritrovarti con gli stessi rotoli di grasso sull’addome anche dopo aver perso una decina di chili, così come avere un aspetto decisamente migliorato e conservare lo stesso peso di quando hai cominciato a darci dentro con l’allenamento e la dieta. 
Sono pronto a giurare che nell’istante in cui hai provato a visualizzare il risultato finale dei tuoi sforzi, quello che ti è apparso nella mente era l’immagine di te con un corpo più attraente, e non la bilancia che ti segnava 10 kg in meno. 

Di bell'aspetto
Al di là del peso, il tuo aspetto è legato per lo più ai muscoli e allo strato di grasso che gli giace sopra, con la differenza che i primi contribuiscono a modellare ed evidenziare le forme del corpo e il secondo a distorcerle, rendendole più abbondanti e irregolari di quello che sono. Per ottenere un cambiamento che sia davvero gratificante dal punto di vista estetico, c’è quindi bisogno di ridurre il panno di grasso stratificato sui muscoli e potenziare quest’ultimi al fine di renderli più tonici e voluminosi. 
Quelli qui accanto sono  il genere di cambiamenti di cui ti sto parlando, cambiamenti che nella realtà corrispondono ad un addome piatto con addominali in vista, a fianchi snelli e ben modellati, ad un “lato B” più sensuale, a gambe con un aspetto sano e bello, nonché a braccia toniche.  
Attenzione però, perché mi rendo conto che messa così, l’immagine potrebbe portarti a credere in una sorta di interconversione del grasso in muscolo, ma ci tengo a sottolineare che non c’è proprio niente che d’un tratto si trasforma in qualcos’altro. Infatti, nonostante i due tessuti siano fatti entrambi di acqua, grasso e proteine, seppur in contenuto e valori calorici differenti, fanno ciascuno compartimento a sé stante. Quello che succede realmente è che il muscolo aumenta per via delle sollecitazioni prodotte a suo carico dagli esercizi, mentre il grasso si riduce progressivamente grazie al controllo delle calorie e dei macronutrienti.

Il peso non conta e non si conta
La faccenda del peso che non cambia, nonostante i netti miglioramenti estetici, è legata al fatto che il muscolo, a parità di peso, è meno ingombrante del grasso, tanto è vero che serve un recipiente più grande per contenere 2 kg di quest’ultimo anziché 2 kg di muscolo (immagine al lato). In questo modo, occupando meno spazio del grasso e sostituendosi ad esso dopo alcune settimane di allenamento e di dieta, il muscolo riesce a compattare le forme rendendo il corpo più snello e armonioso, senza che per questo si verifichi necessariamente una variazione di peso.

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