di Pasquale Di Gioia
Immagina di stare nel vivo di una lezione di aerobica a corpo libero: la tua fronte che gronda sudore, il respiro affannoso, il battito accelerato, il sangue che corre veloce nei vasi sanguigni per fornire una migliore alimentazione ai muscoli. Tutto questo mentre ti abbandoni alle note di un “pezzo” grintoso che ti fa venir voglia di ballare, saltare e gridare sempre di più. Sei in gran forma e non hai nessun problema a seguire l'insegnante e il gruppo, perché, probabilmente, ti sei dedicata così tanto all’allenamento che il tuo cuore, i tuoi polmoni, il tuo sangue e i tuoi muscoli sono in grado di funzionare nel pieno della loro efficienza (condizionamento cardiovascolare), consentendoti, quindi, di sopportare al meglio gli sforzi che gli stai chiedendo. In pratica, col tempo, sei diventata una tosta, una tipa che può lavorare a lungo senza fermarsi e produrre molta energia prima che gli si formi l’acido lattico, cioè prima della comparsa della fatica, del bruciore e dei crampi.
Immagina di stare nel vivo di una lezione di aerobica a corpo libero: la tua fronte che gronda sudore, il respiro affannoso, il battito accelerato, il sangue che corre veloce nei vasi sanguigni per fornire una migliore alimentazione ai muscoli. Tutto questo mentre ti abbandoni alle note di un “pezzo” grintoso che ti fa venir voglia di ballare, saltare e gridare sempre di più. Sei in gran forma e non hai nessun problema a seguire l'insegnante e il gruppo, perché, probabilmente, ti sei dedicata così tanto all’allenamento che il tuo cuore, i tuoi polmoni, il tuo sangue e i tuoi muscoli sono in grado di funzionare nel pieno della loro efficienza (condizionamento cardiovascolare), consentendoti, quindi, di sopportare al meglio gli sforzi che gli stai chiedendo. In pratica, col tempo, sei diventata una tosta, una tipa che può lavorare a lungo senza fermarsi e produrre molta energia prima che gli si formi l’acido lattico, cioè prima della comparsa della fatica, del bruciore e dei crampi.
Ma che
dire, invece, della tua amica che è venuta in palestra solo perché gliel’hai
chiesto fino allo sfinimento? Non è allenata, ha sei anni più di te e, per di
più, è in sovrappeso. Eppure, alla fine, si è decisa a seguirti, poiché ha
sentito dire che l’attività che le hai proposto fa parte di quelle aerobiche, e
cioè di quelle attività note a tutti per la loro capacità di far stare bene e
di far dimagrire.
Allora
succede che, mentre vi allenate, comincia a cambiare colore, a
diventare di un bordeaux che così non l’avevi mai vista prima - e pensa che
neppure si era truccata prima di venire in palestra. È affannata, ha una
sudorazione intensa e tutto sembra fuorché divertirsi; tant’è che decide di
gettare la spugna nel bel mezzo della lezione.
Com’è
possibile che ciò avvenga? È molto semplice. Gli effetti che una lezione di
aerobica suscita (carico interno), sono differenti da persona a persona,
nonostante la traccia musicale e la sequenza dei passi (carico esterno) siano
le stesse per tutti (stesso protocollo di studio). E la forbice si allarga
tanto più sono marcate le differenze tra i partecipanti alla lezione, fino al
punto che per gli obesi l’esercizio tende a raggiungere un’intensità superiore
alla soglia di lavoro anaerobico (concentrazione ematica di acido lattico >4 mmol/L), specie se questi sono sedentari e di sesso femminile (1).
Infatti,
benché se ne dica, l'attività aerobica di gruppo, sia essa di ginnastica
semplice oppure una tra le tante attività musicali proposte nei centri fitness,
non è efficace allo stesso modo per tutti, in quanto non si cura delle
differenza di sesso, di età, di corporatura e grado di allenamento di ogni
singolo partecipante - insomma, un po' la tomba dell'allenamento
personalizzato. Così, mentre per alcuni rappresenta la maniera giusta per
riappacificarsi con lo specchio e migliorare la salute, per altri è troppo
impegnativa e incide poco o nulla sulla riduzione del peso e dei depositi di
grasso.
COS'È L’AEROBICA
L’equivoco
sull'aerobica e sulla sua capacità di far dimagrire nasce quasi sicuramente dal
fatto che come genere di esercizio impone l’apporto di ossigeno, un aspetto di
per sé sempre collegato al metabolismo dei grassi. Ma è ora di mangiare la
foglia su questo, perché se da un lato è vero che c'entra l'ossigeno,
dall'altro è giusto svelare che grazie ad esso il corpo riesce a bruciare pure
il glucosio, ovvero l’altra fonte di energia sempre fruibile per il lavoro dei
muscoli. E più l'esercizio spinge il corpo a lavorare vicino al valore massimo di
assorbimento di ossigeno (VO2max, massimo consumo di ossigeno), che
è collegato all'aumento del ritmo cardiaco (FC, Frequenza Cardiaca), e più probabilità ci
sono che sarà proprio il glucosio ad essere sacrificato per sostenere gli sforzi (2). Il
bruciore muscolare e i battiti del cuore accelerati durante le fasi di maggiore
enfasi di un allenamento lo dimostrano nella maniera più inequivocabile.
La
produzione aerobica dell'energia
C’è un
posto esclusivo nelle cellule del nostro copro, e le fibre muscolari fanno
parte di questa categoria, dove l’ossigeno (O2) s’incontra con
gli elettroni (e-) strappati via ai frammenti degli zuccheri, degli
acidi grassi e, in parte, anche a quelli degli aminoacidi per generare l'ATP,
il combustibile chimico che alimenta gran parte dei processi
vitali. Questo posto corrisponde alla membrana interna dei mitocondri (immagine al lato), un
caratteristico secondo strato di rivestimento che, a differenza del primo,
quello esterno, è ripiegato su se stesso per diverse volte in maniera da
formare degli avvallamenti detti creste. A livello delle creste,
grazie ad una serie di passaggi successivi, l’O2 respirato con
i polmoni, e trasportato dal sangue, viene qui al flusso di elettroni e si
trasforma in acqua (H2O), liberando, allo stesso tempo, una grande
quantità di energia, energia impiegata per ricaricare l'ATP a partire
dall'ADP e dal fosfato inorganico (Pi) (3).
Oltre a
consumare l'O2 nella maniera descritta, c'è pure che il
mitocondrio libera il biossido di carbonio (CO2), un prodotto di
rifiuto ottenuto perlopiù a seguito della degradazione delle molecole di
acetil-CoA, ovvero, la forma comune assunta dai diversi nutrienti ad un certo
punto del metabolismo energetico. Quest'ultimo, a differenza di quello
descritto in apertura, è un evento che ha luogo nella matrice, il comparto
interno del mitocondrio ricco degli enzimi necessari a dirigere ciascun
passaggio del ciclo di Krebs (3).
Il
quoziente respiratorio (QR)
Scopriamo allora che le cellule, grazie ai mitocondri, si trovano a maneggiare gli stessi
gas contenuti nell'aria che attraversa i polmoni ad ogni respiro, e, quindi, ad
operare una vera e propria respirazione, quella cellulare per l'appunto.
Abbiamo così che da un lato il sistema respiratorio preleva per conto delle
cellule l'O2 dall'ambiente, mentre dall'altro provvede a
disfarsi, sempre per conto delle cellule, del CO2 da esse
prodotto. Sebbene quest'aspetto non fa
notizia, in quanto è noto a tutti che una boccata d’aria fresca contiene più O2 e
meno CO2 di quella espirata, non è altrettanto risaputo che in
quest'ultima le concentrazioni dei due gas si modificano in base al tipo di
nutriente impiegato per produrre energia. Tale particolarità è legata alle differenze
che passano tra gli zuccheri, i grassi e le proteine, differenze chimiche che
decidono qual è la razione di O2 da impegnare per
trasformare ciascuno di essi in acqua e ATP, nonché l’entità del carico di
CO2 che i polmoni devono espellere dal corpo. Pertanto,
dall’analisi delle variazioni di CO2 e O2 nei
gas respiratori, e, in particolare, dal risultato del loro rapporto
(Quoziente Respiratorio, QR), si ha modo di scoprire il valore del contributo
percentuale di ciascun nutriente al metabolismo energetico: il QR (CO2/O2)
può assumere un valore variabile ma comunque sempre compreso tra un minimo di
0,70, quando gli acidi grassi contribuiscono per il 100% e i glucidi per lo
0%, ad un massimo di 1,00 nel caso opposto (4).
Il QR delle “discipline” aerobiche
Grazie al
QR alcuni ricercatori sono riusciti a togliersi il cruccio e chiarire una volta
per tutte qual è il nutriente maggiormente utilizzato per sostenere gli sforzi
durante un’ora di attività aerobica (1). Per farlo hanno raccolto e analizzato
il respiro degli allievi di una classe di step, l'attività di gruppo
considerata la più "aerobica" tra tutte quelle praticate nei centri
fitness. I risultati dell'indagine hanno innanzitutto dimostrato che il tempo
effettivo di lavoro della tradizionale "oretta" di attività non è di
60 minuti pieni, bensì di appena 43 minuti per gli uomini e 37 per le donne; a
patto però che questi siano già ben allenati, perché, nel caso contrario,
ovvero nei sedentari, scende addirittura a 37 e 34 minuti, rispettivamente per
gli uomini e per le donne (1).
Ma il
dato più significativo resta comunque quello legato al QR, in quanto è emerso
che per il 66% (negli uomini) e per il 72% (nelle donne) dei casi,
l’energia utilizzata durante l’ora di aerobica derivava quasi esclusivamente
dal glucosio. Per di più, la stessa lezione di aerobica si è rivelata essere
maggiormente impegnativa per i partecipanti sedentari in sovrappeso, i quali,
durante l'allenamento, hanno fatto registrare valori medi di QR indicativi
di prevalente impegno degli zuccheri e battiti cardiaci pressoché sempre
elevati (1).Bibliografia
1. Tubili C., Perrone F., Altieri N., Lombardi M.,
Fragrante C. 2010. Attività fisica nell’obeso: prescrizione e monitoraggio. In:
ADI Magazine, 4: 366-373.
2. Arienti G.,
Fiorilli A. 2007. Metabolismo dei grassi durante l’esercizio. In: Biochimica
dell’attività motoria. 1a ed. Padova: Piccin. 159-161 pp.
3. AA.VV (Alberts). 2005. Mitocondri e cloroplasti come generatori di energia. In: L'essenziale di biologia molecolare. 1a ed. Bologna: Zanichelli. 443-454 pp.
4. Mc Ardle W. D., Katch F. I., Katch V. L. 2001. Misura dell'energia: alimenti e attività fisica. In: Alimentazione nello sport. 1a ed. Milano: Ambrosiana. 175-177 pp.
3. AA.VV (Alberts). 2005. Mitocondri e cloroplasti come generatori di energia. In: L'essenziale di biologia molecolare. 1a ed. Bologna: Zanichelli. 443-454 pp.
4. Mc Ardle W. D., Katch F. I., Katch V. L. 2001. Misura dell'energia: alimenti e attività fisica. In: Alimentazione nello sport. 1a ed. Milano: Ambrosiana. 175-177 pp.
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